REPORT

Diabete e funzioni cognitive

Diabete mellito: effetti cognitivi e opportunità terapeutiche

Presentato da:
Roger McIntyre, MD, FRCPC
Professor of Psychiatry and Pharmacology, University of Toronto, Toronto, Canada
Chairman and Executive Director, Brain and Cognition Discovery Foundation (BCDF), Toronto, Canada
Director, Depression and Bipolar Support Alliance (DBSA), Chicago, IL; USA

Le aree cerebrali correlate a cognizione, motivazione, ricompensa e sonno presentano frequentemente delle alterazioni nei soggetti con diabete tipo 2.1 Spesso risultano interessati anche molti sottodomini cognitivi: sono stati evidenziati deficit nella velocità di elaborazione, nelle funzioni esecutive, nell’attenzione e nella memoria.1

In uno studio di valutazione del declino cognitivo in soggetti con diabete tipo 1 e 2 vs. controlli sani, i risultati hanno mostrato una riduzione della velocità di elaborazione delle informazioni nei soggetti con diabete tipo 2.2

Nel tentativo di indagare la sintomatologia depressiva e il deterioramento cognitivo quali mediatori della produttività sul posto di lavoro in soggetti con diabete tipo 2, è stato condotto uno studio naturalistico trasversale su oltre 700 persone.3 I partecipanti dovevano svolgere un lavoro a tempo pieno o part-time e soddisfare i criteri per la presenza di diabete o prediabete.3 Gli outcome erano basati sulla scala Endicott di produttività sul posto di lavoro (EWPS, Endicott Workplace Productivity Scale), sul questionario a 9 punti sulla salute del paziente(PHQ-9, Patient Health Questionnaire 9 items) e sul questionario a 5 punti sui deficit percepiti (PDQ-5, Perceived Deficits Questionnaire 5 items).3 I risultati hanno mostrato come i sintomi depressivi e cognitivi auto-riferiti fossero positivamente correlati a compromissione dell’attività lavorativa(assenteismo, scarsa concentrazione) nei soggetti con diabete tipo 2 o a rischio di tale patologia, suggerendo che negli individui con diabete tipo 2 gli outcome relativi alla salute e all’efficacia lavorativa possano dipendere da disturbi cognitivi.3

Conoscendo le capacità del diabete nel provocare alterazioni cerebrali, i risultati di un elettroencefalogramma (EEG)in soggetti con diabete tipo 1 e tipo 2 hanno mostrato un tracciato simile a quanto riscontrabile nei principali disturbi dell’umore, come il disturbo depressivo maggiore (MDD, major depressive disorder). Vedere la Tabella.4

Uno studio incentrato sul declino cognitivo, in soggetti a rischio elevato o molto elevato di disturbo bipolare, ha compreso la presenza di sovrappeso/obesità come indice di declino cognitivo. È interessante notare come i risultati abbiamo mostrato che soggetti con gradi diversi di rischio di disturbo bipolare presentavano compromissioni cognitive maggiori in funzione della coesistenza di sovrappeso/obesità.5 Questi risultati rafforzano ulteriormente l’ipotesi di un collegamento tra obesità e declino cognitivo.5

Anche l’aderenza alla terapia insulinica può svolgere un ruolo nel sistema di ricompensa cerebrale. In un cervello normale, l’insulina e le funzioni metaboliche sono fondamentali per la neurobiologia cerebrale. L’insulina, in quanto inibitore della monoaminossidasi, riduce lo stress ossidativo potenziandola neurotrasmissione dopaminergica, migliorando in tal modo l’umore.6 Nei soggetti con insulino-resistenza centrale, la disfunzione mitocondriale cerebrale (con aumento dello stress ossidativo) può portare a una riduzione della segnalazione dopaminergica, con conseguente ansia e comportamenti depressivi.6

L’insulina intranasale si è dimostrata in grado di potenziare le funzioni cognitive e di migliorare la connettività funzionale cerebrale.6,7 In uno specifico trial randomizzato e controllato, in doppio cieco, la somministrazione di insulina intranasale ha migliorato anche i valori della performance neurocognitiva in adulti eutimici con disturbo bipolare.8

Anche altri farmaci antidiabetici di comune utilizzo hanno mostrato miglioramenti nelle funzioni cognitive in soggetti affetti da disturbi dell’umore. Per esempio, gli agonisti del recettore del GLP-1 si sono rivelati efficaci sul centro di ricompensa cerebrale. La liraglutide ha mostrato effetti benefici su indici oggettivi di funzione cognitiva.9 Studi sperimentali preliminari su ratti obesi hanno inoltre mostrato un miglioramento del declino cognitivo, un’attenuazione dell’apoptosi e della flogosi cerebrale con dapagliflozin (un inibitore di SGLT2) e vildagliptin (un inibitore della DPP4).10

Messaggi chiave

  • I soggetti con diabete tipo 2 hanno mostrato un declino nelle funzioni cognitive.
  • Anche sovrappeso e obesità sembrano svolgere un ruolo sul calo cognitivo in soggetti con diabete tipo 2.
  • Le variazioni nella fisiologia cerebrale provocate dal diabete determinano un tracciato simile a quello dei disturbi depressivi.
  • Insulina intranasale, agonisti del recettore del GLP-1, inibitori della DPP4 e inibitori del SGLT2 hanno mostrato di migliorare alcune funzioni cognitive se utilizzati nel trattamento del diabete.


REFERENZE

Present disclosure: The presenter reported that he has received research and/or grants from Stanley Medical Research Institute, CIHR. China National Natural Research Foundation, Lundbeck, and Shire. In the past 2 years, he has received fees for speaking/consultation from Shire, Purdue, Otuska, Janssen-Ortho, Lundbeck, Pfizer, Neurocrine, Neuralstem, Sunovion, Takeda, and Allergan.

Written by: Debbie Anderson, PhD

Reviewed by: Marco Gallo, MD


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