L’obiettivo ideale della terapia insulinica è quello di replicare i fisiologici livelli dell’ormone normalmente riscontrabili nell’organismo, con una rapida insorgenza di effetto ai pasti e una lenta riduzione nella fase post-prandiale.1 Con l’avvento degli analoghi rapidi dell’insulina, resta da stabilire quanto questi analoghi siano realmente rapidi. Pare effettivamente che agiscano più velocemente dell’insulina umana, ma 2 ore per raggiungere il loro picco d’azione non sembrano così poche per essere delle insuline “fast-acting”, sottendendo forse più una definizione data per motivi di marketing che non per validità scientifica.2
Gli analoghi prandiali dell’insulina hanno mostrato dei vantaggi, rispetto all’insulina umana regolare, nei soggetti con diabete tipo 1. I risultati derivanti da una revisione sistematica del Cochrane Database hanno dimostrato un chiaro vantaggio degli analoghi prandiali sull’insulina umana regolare in termini di HbA1c.3 Sfortunatamente, tali risultati non sono stati replicati anche nei soggetti con diabete tipo 2.4 In uno studio di dimensioni estremamente ridotte (23 pazienti con diabete tipo 2 e 10 controlli), l’insulina aspart ha ridotto significativamente l’area sotto la curva dell’iperglicemia post-prandiale, preservato la vasodilatazione mediata dal flusso e migliorato la funzione endoteliale, rispetto all’insulina regolare.5 Un altro studio ha dimostrato una parziale regressione delle alterazioni perfusionali del miocardio utilizzando un analogo insulinico, mediato dal miglioramento del compenso glicemico, nel confronto con l’insulina regolare.6 Si trattava tuttavia, anche in questo caso, di uno studio su un campione esiguo di soggetti (n = 20), e occorrono maggiori informazioni prima di poter trarre conclusioni definitive.6 Nella revisione dei dati relativi all’utilizzo degli analoghi dell’insulina nel monitoraggio in continuo della glicemia/utilizzo di microinfusori, l’insulina lispro ha dimostrato un miglioramento significativo dell’emoglobina glicata rispetto all’insulina umana, risultando preferita dai pazienti.7 Complessivamente, gli analoghi prandiali paiono vantaggiosi nel confronto con l’insulina regolare umana, come riassunto nella Tabella 1.
Stanno facendo la loro comparsa tre nuove insuline rapide: la lispro BioChaperone (BC lispro), la lispro ultrarapida (URLi, ultrarapid lispro) e l’aspart ultrarapida. La BC lispro e la URLi hanno un’insorgenza di effetto più rapida rispetto all’insulina lispro, mentre l’aspart ultrarapida ha una cinetica più simile a quella dell’insulina aspart.8-10 Tutte le nuove formulazioni hanno anche mostrato un miglioramento della glicemia post-prandiale sia nel diabete tipo 1 sia nel tipo 2.11-13 Alla rivalutazione dell’efficacia clinica e delle applicazioni dell’insulina aspart ultrarapida, il nuovo analogo ha mostrato effettivamente di migliorare i livelli di HbA1c nei soggetti con diabete tipo 1 e ha dimostrato un’efficacia maggiore sulla glicemia post-prandiale rispetto all’insulina aspart.14 L’insulina aspart ultrarapida è risultata inoltre non inferiore rispetto a quella aspart tradizionale per gli schemi basal-bolus e per i livelli di HbA1c, senza differenze in termini di ipoglicemie, peso corporeo e dati relativi alla sicurezza.15 Nell’utilizzo con il microinfusore, l’aspart ultrarapida ha mostrato risultati lievemente maggiori di HbA1c, ma con dati più favorevoli in termini di glicemia interstiziale e post-prandiale.16 Complessivamente rispetto agli analoghi prandiali le nuove insuline rapide presentano dei modesti vantaggi, riassunti nella Tabella 2.
Present disclosure: The presenter reported that he has received research funds from Adocia, Boehringer Ingelheim, Dance Pharmaceuticals, Eli Lilly, Johnson & Johnson, Medimmune, MSD, Mylan, Nordic Bioscience, Novo Nordisk, Poxel, Roche Diagnostics, Saniona, Sanofi, Senseonics, and Zealand Pharma. He has also been a member of advisory panels for Novo Nordisk and Mylan. He has received speaker honoraria and travel grants from Dexcom, Eli Lilly, Mylan, Novo Nordisk, Sanofi, and Zealand Pharma.
Written by: Debbie Anderson, PhD
Reviewed by: Marco Gallo, MD